“IL GIORNALISMO ITALIANO DALLA CADUTA DEL FASCISMO ALLA COSTITUENTE (1943-1947)”
La ricerca, che utilizza i fondi archivistici presenti in Fondazione, è dedicata all’analisi del giornalismo italiano e delle sue strutture organizzative dalla caduta del fascismo alla Costituente (1943-1947), gli anni in cui si ricostituisce già dal 26 luglio 1943, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, rinasce l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti, che sarà intitolato a Giovanni Amendola, è istituita la commissione unica per la tenuta dell’albo e si avvia e si conclude il processo di epurazione della categoria. Questa ricerca si colloca come seconda parte di un più ampio lavoro di approfondimento sul giornalismo e le organizzazione giornalistiche italiane. La prima parte della ricerca, inerente il periodo 1877-1943, è stata pubblica per Mondadori Università nel 2008.
FORCHE CAUDINE. L'ACCESSO ALLA PROFESSIONE GIORNALISTICA TRA "QUARTARELLISMO" ED EPURAZIONE (1926-1948).
La Storia italiana del Novecento ha registrato per ben due volte un cambiamento di regime politico-istituzionale: il passaggio tra liberalismo e fascismo e quello tra fascismo e democrazia. I terremoti politico-istituzionali che li hanno caratterizzati hanno coinvolto e travolto gran parte della società civile e delle parti che la compongono. Tra le carte recuperate e ora custodite presso la Fondazione Murialdi sono rintracciabili evidenti segni di questa straordinaria storia e di queste controverse rivoluzioni. Si tratta delle carte dell’Albo professionale dei giornalisti nel periodo compreso tra la sua nascita (1926) e gli anni ’80, completo per le lettere A-L. Lo stato incompleto rende impossibile uno studio organico dell’Albo, ma rende possibile, dopo aver individuato fondamentali nodi problematici, affrontare comunque il tema della trasformazione della professione giornalistica nel Novecento italiano. In particolare, è possibile trarre fondamentali e inedite fonti sulle due transizioni che hanno accompagnato le rivoluzioni del giornalismo. La modalità di accesso alla professione giornalistica è stata condizionata dalle transizioni ‘rivoluzionarie’ ed è divenuta anzi il terreno principale attraverso cui affermare le ‘nuove’ concezioni del mestiere. Con riferimento alla nascita dell’albo e nel contesto della normalizzazione delle leggi eccezionali, sono rintracciabili i “processi all’antifascismo” quasi per contrappasso, per il periodo successivo alla seconda guerra mondiale e nel contesto dell’epurazione, sono di particolare interesse le carte dei “processi al fascismo” intentati dai dirigenti dell’ordine dei giornalisti al fine di epurare la professione dagli elementi più compromessi col regime mussoliniano. La ricerca, avvalendosi anche delle carte dell’Archivio centrale dello Stato, di archivi di giornali, di archivi privati e della nutrita bibliografia esistente, intende affrontare il tema delle due transizioni in modo separato e parallelo, attraverso lo studio dei due momenti (1926-1929 e 1943-48), per poi fornire una sintesi storiografica, accostando, in modo originale, le due diverse fasi di transizione e riflettendo in termini di continuità\discontinuità, tradimento\riscatto della professione.